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Nicola Bombacci (1879-1945), il rivoluzionario italiano più scomodo del Ventesimo secolo, l’uomo che cercò di unificare le due rivoluzioni del Novecento: la bolscevica di Lenin e quella fascista di Mussolini. Per i comunisti italiani, guidati nel 1945 da soggetti di secondo piano (rispetto ai  Gramsci, ai Bordiga e Bombacci fondatori del P.C.d.I. nel 1921), quali Palmiro Togliatti e Luigi Longo, Nicola Bombacci doveva essere – alla stregua di Mussolini – semplicemente demonizzato ed ignorato perché tremendamente imbarazzante. Ed infatti il suo nome è stato completamente cancellato dalla storia del movimento operaio italiano e mondiale, lui che fu il fondatore, con Antonio Gramsci ed Amadeo Bordiga per l’appunto, del Partito Comunista d’Italia (P.C.d.I.) nel gennaio 1921 a Livorno al 17° Congresso del P.S.I., lui che volle nel 1919 il simbolo della falce e martello (incrociati fra due spighe di grano) – importato dai soviet russi – sulle bandiere rosse dei socialisti italiani. Disse Vladimir Il’ič Lenin a Nicola Bombacci ed ai delegati comunisti italiani il 31 ottobre 1922 (11 novembre del calendario russo): <<In Italia c’era un solo socialista capace di guidare il popolo alla rivoluzione: Mussolini! Io l’ho conosciuto in Svizzera molti anni fa. Me lo presentò la Balabanoff. Ebbene, voi lo avete perduto e non siete stati capaci di ricuperarlo!>>. La foto risale al 31 ottobre 1922 e si vedono alcuni componenti comunisti italiani a Mosca ripresi accanto a Lenin. Tra questi esponenti comunisti italiani, chinato verso il leader del PCUS, troviamo proprio Nicola Bombacci.
Nicola Bombacci, comunista e mussoliniano fino alla morte, estensore ideologo dei punti programmatici della Carta di Verona della Repubblica Sociale Italiana nel 1943, definito <<supertraditore>> dal comunista del CLNAI Luigi Longo, sarà assassinato dai partigiani a Dongo il 28 aprile 1945 ed esposto al vilipendio di cadavere a Piazzale Loreto il 29 aprile seguente. Il Lenin mussoliniano di Romagna, non si era rassegnato, egli credeva nella verità del fascismo comunistico rosso-nero. E non intendeva lasciarsi sconfiggere dalla vecchia menzogna degli interessi della politica: fatta sul sangue. Si sentiva portatore di un messaggio di libertà per il proletariato italiano tutto (fascista, comunista etc.). A questo messaggio non intendeva rinunciare.  Prima di essere assassinato a Dongo dai partigiani, nemici della libertà, ha gridato: <<Viva Mussolini! Viva il socialismo!>>.